Diastasi: web e attendibilità delle informazioni

Introduzione

Tutto quello che riguarda l’addome, la sua estetica e la sua forma fisica ha da sempre creato un grande audience, anche in epoca “pre-digitale”.

La diastasi dei muscoli retti è una patologia di parete addominale molto frequente, con importanti implicazioni estetiche e funzionali andando inoltre a toccare alcuni argomenti della società come la maternità.

Sicuramente a livello emotivo l’argomento diastasi addominale coinvolge il lettore il quale si immedesima, e magari interagisce, specialmente online e nei vari social media.

E’ naturale pertanto che con questi presupposti un gran numero di aziende, enti o persone riversino online numerosi “contenuti” dietro ai quali talvolta si cela un più o meno velato interesse pubblicitario.

Nella corsa a scrivere riguardo a cose che gli stessi autori non conoscono appieno dal punto di vista medico, ovviamente è immaginabile che nascano delle cosiddette “fake news”, il web poi prontamente amplifica queste false informazioni seguendo algoritmi basati su parametri numerici e non sulla veridicità delle stesse.

Sulla base di quello che abbiamo raccolto negli anni metteremo in elenco le varie false informazioni e la relativa evidente smentita

“La diastasi guarisce facendo gli addominali”

FALSO

La diastasi dei muscoli retti è una patologia tendinea e solo secondariamente muscolare. La linea alba ha una disposizione complessa delle sue fibre tendinee che viene sovvertita e danneggiata dalla patologia a livello microscopico e macroscopico. Allenando i muscoli si può dare trofismo alla componente puramente muscolare ma non si ripristina la corretta disposizione ed integrità delle fibre tendinee danneggiate. Pertanto facendo esercizi di allenamento dei muscoli addominali si può ottenere una eventuale parziale compensazione a livello di tono e volume muscolare ma non si va a riparare la vera componete che causa la patologia, ovvero la linea alba rimane danneggiata. Se l’allenamento invece è eccessivo nel carico fisico, è invece molto realistico che si verifichi un ulteriore sfibramento tendineo della linea alba, con conseguente aggravamento della patologia ed eventuale formazione/aggravamento di ernie della linea mediana.

“Il cesareo fa venire la diastasi”

FALSO

É la gravidanza che con l’importante aumento di volume, progressivo durante i 9 mesi e specialmente nei casi di polidramnios (formazione di eccessivo liquido amniotico) comporta il progressivo sfibramento della componente tendinea della linea alba. La paziente non si accorge di tutto ciò perché la parete addominale è sotto tensione e non si percepiscono particolari difetti in tale fase se non eventuali ernie.

Con l’atto del parto improvvisamente il volume addominale interno si riduce e la parete addominale che prima era in tensione si rilassa rendendo in alcuni movimenti apprezzabile il difetto della linea mediana creatosi in precedenza.

L’eventuale taglio cesareo che coincide con il parto può portare erroneamente a pensare una correlazione tra le due cose, ma in realtà non è cosi.

Un cesareo problematico, infetto o mal chiuso può invece dare origine ad un’ altra forma di difetto di parete denominata , piuttosto che fenomeni superficiali come .

“La diastasi viene solo alle donne per le gravidanze”

FALSO

Esiste una considerevole percentuale di soggetti affetti da diastasi dei muscoli retti o di soggetti femminili in assenza gravidanze, nella maggior parte dei casi in questi pazienti la patologia ha avuto origini da un’eccessivo allenamento oppure da un aumento ponderale.

“Ti è venuta la diastasi perché non hai portato la fascia addominale dopo il parto”

FALSO

La fascia addominale compressiva può essere utile come palliativo, nei primi periodi dopo un’intervento addominale, eventualmente dopo un cesareo, ma di certo non protegge dall’insorgenza di una diastasi dei muscoli retti che come abbiamo visto in precedenza si verifica progressivamente nei mesi della gravidanza.

“Mi hanno detto che devo essere operata d’urgenza per la diastasi dei muscoli retti”

FALSO

La diastasi dei muscoli retti di per se non rappresenta un’urgenza chirurgica. Addirittura è una patologia con la quale si può imparare a convivere negli anni con gli opportuni accorgimenti senza necessariamente procedere a chirurgia in tempi brevi. Possono invece rappresentare urgenze chirurgiche le ernie, solo nel caso in cui esse siano impegnate irreversibilmente o strozzate.

“Il preparatore atletico mi ha detto che ho una diastasi di x cm”

FALSO

I criteri di misurazione della diastasi dei muscoli retti comprendono varie misurazioni da eseguire all’aumento della pressione addominale in ecografia. Ci vuole pertanto una visita di un medico specialista per decretare una diagnosi validata e una stadiazione della patologia. L'autovalutazione eseguita in caso dal paziente non ha una validazione diagnostica precisa.

“Se dimagrisci non si vede più la diastasi”

FALSO

E’addirittura frequente il contrario, con il dimagrimento chi è affetto da diastasi dei muscoli retti addominali in genere nota ancora di più il difetto dal momento che il pannicolo adiposo si è assottigliato. In ogni caso il dimagrimento nei casi di sovrappeso giova complessivamente alla salute, limita la progressione della patologia ed è preparatorio ad un’eventuale intervento ricostruttivo.

“Non dimagrisci sulla pancia perché non fai abbastanza addominali”

FALSO

Affermazione molto frequente ed ovviamente falsa. Lo stato di sovrappeso o di obesità viscerale è una condizione che riguarda tutto l’organismo e va risolta complessivamente con dieta ed attività fisica bilanciata tra aerobica (prevalentemente) ed anaerobica (in minonre misura). I muscoli più grandi che abbiamo a disposizione nell’organismo sono quelli delle cosce e dell’arto inferiore. Agiscono come efficienti "fornaci" per consumare calorie durante la loro attivazione aerobica. I muscoli della parte addominale anteriore in confronto sono molto piccoli e generano con la loro attivazione un dispendio energetico minimo. Vige in ultimo il principio che i depositi adiposi dell’organismo vengono mobilizzati con un criterio metabolico sistemico complesso e non locale. Pertanto attivando un gruppo muscolare non necessariamente verranno mobilizzate le riserve energetiche dei depositi adiposi viciniori. È errato quindi pensare di dimagrire sull’addome attivando solo i muscoli dell’addome.

“Per vedere la tartaruga devi fare x serie di addominali x volte a settimana”

FALSO

Tutti hanno la tanto desiderata tartaruga, in molti casi non si vede perché è semplicemente sepolta sotto il pannicolo adiposo sottocutaneo. Allenare gli addominali anche in questo caso non da i risultati sperati e bisognerebbe prendere in considerazione di dimagrire se si è sovrappeso. Talvolta anche se non si è affatto sovrappeso basta un minimo (e fisiologico) spessore di pannicolo adiposo per mascherare il disegno dei muscoli della parete addominale anteriore. Alcune persone al contrario hanno di costituzione uno spessore del pannicolo adiposo addominale ridotto al minimo e senza gradi diete o sacrifici possono sfoggiare addominali definiti.

CHIRURGIA ROBOTICA: WEB, FALSE INFORMAZIONI E LA LORO SMENTITA

La chirurgia robotica applicata alla parete addominale con accesso R-TAPP è utilizzata per le sue evidenti qualità, essendo tuttavia una branca molto moderna della chirurgia alcune persone ancora non la conoscono appieno; ciò nonostante ne parlano.

In alcuni siti web o social media addirittura, alcuni chirurghi che non padroneggiano la materia, sulla base della non conoscenza o peggio per il proprio interesse personale, scrivono a riguardo in maniera errata o denigrante.

Con queste premesse abbiamo raccolto sul web varie informazioni evidentemente scorrette, e talvolta ridicolamente false, che elencheremo di seguito corredandole dall’immancabile smentita.

Affermazione scritta su un website:

“La tecnica robotica per la diastasi dei muscoli retti addominali è invasiva (paragonandola alla laparoscopia)”

FALSO

Questa affermazione, oltre che falsa, sembra studiata per far leva su un pubblico facilmente impressionabile. I sistemi robotici sono l’opzione meno invasiva attualmente disponibile per la chirurgia addominale permettendo al chirurgo di muoversi in spazi piccolissimi con una cura e una delicatezza sui tessuti senza paragoni. Effettivamente sono macchinari grandi e complessi che a prima vista possono mettere in soggezione chi è abituato a classiche strumentazioni manuali e laparoscopiche, ma questo evidentemente non ha alcuna attinenza con l’invasività o meno del lavoro che permettono di eseguire.

Invitiamo pertanto i lettori ad approfondire le tecniche robotiche, laparoscopiche e a cielo aperto per la ricostruzione nella diastasi dei muscoli retti o per la cura delle ernie negli appositi capitoli.

Bisogna poi far notare che dire “tecnica robotica per diastasi addomninale” è troppo generico.

Il robot infatti è uno strumento che agisce sotto la guida del chirurgo e con il quale si possono eseguire una grande varietà di tecniche.

Noi per esempio preferiamo le tecniche R-TAPP che essendo collocate nel pre-peritoneo presentano evidenti vantaggi e sono realmente a invasività minima.

In ultimo sempre per il principio che i sistemi robotici non sono altro che fini riproduttori, in scala ridotta, dei movimenti del chirurgo, è sempre il chirurgo con il suo personale lavoro che fa la differenza.

Affermazione scritta su un website:

“L’anestesia in chirurgia robotica è pesante come quella del trapianto del rene”

FALSO

Tutte le tecniche per la riparazione della diastasi dei muscoli retti si eseguono con ausilio dello stesso tipo di anestesia: l’anestesia generale.

Effettivamente anche il trapianto del rene si esegue in anestesia generale, cosi come una comune appendicite si tratta in anestesia generale, cosi come qualsiasi altro piccolo o grande intervento addominale.

È evidente quindi che il linguaggio utilizzato da chi scrive sia un gioco di parole, magari per evocare paure in un lettore sprovveduto.

Per una trattazione completa ed esaustiva sull’anestesia si rimanda al capitolo specifico.

Affermazioni provenienti da social media:

“In chirurgia robotica si utilizza titanio”

FALSO

Probabilmente chi ha scritto su alcuni social media questa frase ha confuso le tecniche robotiche con quelle laparoscopiche. Rimandiamo pertanto al capito specifico sulle tecniche ricostruttive per la diastasi addominale.

Sono le tecniche laparoscopiche endoaddominali infatti che prevedono mezzi di fissaggio meccanici (talvolta di titanio) per fissare le reti, le quali altrimenti sarebbero libere in cavità addominale. Sia i mezzi di fissaggio denominati tucks che le reti risultano pertanto pericolosamente a contatto con i visceri.

Tutto questo invece non avviene nelle tecniche robotiche RTapp che noi eseguiamo in quanto le reti sono autofissanti e non richiedono mezzi di fissaggio aggiuntivi, rimanendo stabili e perfettamente integrate nello spazio pre-peritoneale.

La collocazione delle ricostruzioni R-TAPP nello spazio preperitoneale le rende realmente poco invasive, limita al minimo la necessità di materiali impiantabili e ne esclude in modo sicuro il contatto con i visceri. Nelle nostre sale operatorie si sono viste delle tuks di titanio solo in corso di reinterventi per casi operati in precedenza da altri chirurghi laparoscopisti dove abbiamo tolto questi materiali, come descritto nel capitolo specifico. (interlink a reinserenti maggiori con rimozione di rete ecc).

Affermazione scritta su un website:

“In chirurgia robotica si utilizza più gas CO2 (anidride carbonica) che in laparoscopica”

FALSO

Completamente falso, infatti nella reale pratica clinica avviene l’esatto contrario.

Anche tale affermazione è stata probabilmente scritta per far leva su un pubblico facilmente impressionabile e che non ha sufficienti conoscenze mediche.

Tutta la chirurgia ad addome chiuso a partire dalla laparoscopia si basa sulla insufflazione di una certa quantità di gas CO2 per creare uno spazio di lavoro sufficiente alle manovre da eseguire.

Sia in laparoscopia che in robotica i range di pressioni di CO2 utilizzati possono essere impostati e variati soggettivamente dal chirurgo in corso della fase di lavorazione specifica a partire da un valore minimo per arrivare ad un massimo invalicabile, rimanendo sempre comunque entro un’ampio margine di tollerabilità.

Come criterio generale la laparoscopia necessita di spazi di movimento più ampi rispetto alla chirurgia robotica la quale permette di muoversi in spazi nettamente più ridotti. Di conseguenza la necessità di creare uno strato di lavoro ampio è ovviamente maggiore in laparoscopia che non in robotica con conseguenti possibili maggiori pressioni medie di esercizio in laparoscopia che non in robotica. Rimane comunque il presupposto fondamentale che la CO2 la utilizzata in corso di chirurgia laparoscopica e robotica alle normali pressioni e quantità di utilizzo non è in alcun modo dannosa.

A fine intervento la CO2 viene desuflata dalla camera di lavoro ed i tessuti ritornano a contatto gli uni con gli altri. Una certa quota di gas viene metabolizzata ed eliminata, cosa che il nostro organismo sa fare molto bene dal momento che è abituato a metabolizzare normalmente questo gas e ad eliminarlo.

Si può sentire nominare da alcuni una forma di creazione di camera di lavoro denominata “Gas Less”. E’ una metodica che è totalmente in disuso per le sue numerose problematiche ed i suoi limiti, inoltre di per se concettualmente fuorviante perché non è realmente senza gas. Nella camera di lavoro infatti è presente gas o aria ambiente che a causa del vuoto che si vene a creare viene aspirata e mantenuta all’interno. La camera di lavoro è mantenuta aperta grazie a un sistema di tiranti che agiscono trazionando e sollevando la parete addominale. Inutile dire che in un’intervento dove lo scopo sia avvicinare e ricostruire l’integrità della parete addominale il concetto di trazionarla è clamorosamente sconveniente.

Affermazione pronunciata in visita da un collega che non ha alcuna esperienza in robotica:

“Io in chirurgia tradizionale ci metto meno tempo!”

FALSO

Il criterio di scelta di un intervento ricostruttivo deve essere quello della ricostruzione migliore possibile e quindi del miglior risultato finale, solo secondariamente quello del tempo chirurgico.

Con questa premessa possiamo comunque smentire inequivocabilmente tale affermazione dal momento che i nostri tempi di realizzazione delle ricostruzioni robotiche sono confrontabili con quelli delle altre tecniche.

Affermazione pronunciata in un profilo Instagram:

“Per rimovere la pelle in eccesso nella diastasi addominale ci vuole l’addominoplastica tradizionale”

FALSO

Una cosa è la riparazione muscolo-tendinea della diastasi addominale, per la quale in generale preferiamo la chirurgia robotica R-TAPP, un’altra cosa è il trattamento dei tessuti superficiali come pelle in eccesso e depositi adiposi sottocutanei che vengono trattati con le metodiche specifiche, meno invasive rispetto alla tradizionale addominoplastica.

Se necessario questi aspetti vengono trattati nella stessa seduta operatoria, con incisioni e manovre molto più contenute rispetto alle addominoplastiche tradizionali, dal momento che la componente muscolo-tendinea della diastasi è appena stata risolta in robotica.

Rimandiamo ai due capitoli specifici: tecniche ricostruttive per la diastasi addominale e trattamento della pelle in eccesso.

Affermazione scritta su un website:

“La chirurgia robotica è superata dalla chirurgia laparoscopica”

FALSO

Sarebbe come se un venditore cercasse di convincerci che un vecchio tosaerba sia più performante di una supercar moderna. Se l’intendo era quello di screditare, il risultato è involontariamente ridicolo e ci permette di chiudere in bellezza il capitolo.

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